Leuca, de finibus terrae
Raggiungere l’estremo lembo d’Italia attraversando il Parco Naturale Regionale Costa Otranto – Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase significa percorrere la strada più panoramica del Salento. Colpisce lo sguardo del visitatore la mole del Faro collocato sull’estrema propaggine del promontorio di Punta Meliso, a 102 metri sul livello del mare. Fu progettato dall’ing. Achille Rossi e attivato, per la prima volta, il 6 settembre 1866. Una scalinata a chiocciola di 254 gradini percorre il faro in tutta la sua altezza (48,60 metri). Accanto ad esso, sul promontorio, si erge la Basilica di Santa Maria de Finibus Terrae.
Il Santuario è stato fin dal Medioevo meta di pellegrini che, ancora oggi, lo raggiungono per onorare la Vergine, il cui culto in questo luogo affonda le radici alle origini stesse del Cristianesimo. Intitolato a Santa Maria de finibus terrae sorge sul luogo dove secondo la tradizione era un tempio dedicato a Minerva. Non esistono documenti cartacei che ci parlino dell’origine del Santuario; vi è solo la tradizione secondo la quale San Pietro, in viaggio per Roma, fece tappa a Leuca e ottenuta la conversione dei Leuchesi, fondò sul luogo del tempio pagano la prima chiesa cristiana.
Di notizie sicure sulla storia del santuario si dispone solo relativamente tardi. Più volte distrutto nel corso di incursioni turche, l’attuale aspetto di fortezza del Santuario è il risultato della ricostruzione promossa dal vescovo Mons. Giovanni Giannelli (1713-1743) a partire dal 1720. La chiesa, completata nel 1740, fu consacrata dal vescovo Dionisio Latomo Massa nel 1755. Dal 1990 il Santuario è stato elevato a Basilica Minore.
Il piazzale della basilica ospita, inoltre, dei punti panoramici da cui vedere la marina di Leuca, da Punta Meliso e Punta Ristola. Una Scalinata Monumentale posta ai lati della Cascata che celebra il punto terminale dell’Acquedotto Pugliese collega il Santuario al porto turistico. Sul lungomare si affacciano anche delle splendide ville in stile eclettico con le loro caratteristiche “bagnarole”.
Sulla scogliera ai piedi del faro, ormai ridotta a un rudere, si vede l’ex Colonia Scarciglia. L’edificio costruito nel 1922 come colonia antitubercolare fu utilizzata, dal 1943 al 1947, come ospedale del campo di accoglienza (Camp 35) per i profughi ebrei sopravvissuti alla Shoah. A Santa Maria di Leuca fu allestito, infatti, dalle forze Alleate e dall’UNRRA, un campo di transito per ospitare profughi e rifugiati ebrei di varia nazionalità. Come per gli altri campi del Salento – Santa Cesarea Terme, Tricase Porto e Santa Maria al Bagno – anche a Leuca le autorità militari alleate requisirono le ville e le case al mare dei salentini per adibirle a centri di accoglienza. La particolarità del campo di Leuca era proprio nella presenza dell’ospedale in cui venivano portate le profughe ebree per partorire; la struttura si trasformò in quegli anni in un luogo di vera rinascita dando vita ad una nuova generazione di bambini, così importanti dopo gli stermini avvenuti nei campi nazisti: sono coloro che nelle testimonianze vengono chiamati “i figli di Leuca”.
Itinerario
Itinerario: Santuario di Santa Maria de Finibus Terrae, Cascata monumentale e passeggiata sul lungomare per ammirare le ville ottocentesche.
Durata: 1 ora e 30 minuti
Suggerimento: possibilità di abbinare il Trekking “Il Ciolo e le Cipolliane” per un itinerario della durata dell’intera giornata.