La meraviglia barocca ricamata nella pietra leccese

Una storia lunga e ricca quella di Lecce, una storia che a ritroso ci porta a circa il IV secolo a.C. quando sarebbe stata fondata dagli antichi Messapi, tuttavia è innegabile che i segni più evidenti sui suoi edifici e monumenti richiamano epoche più recenti, il suo ben riuscito sodalizio con il Barocco. Chiunque arrivi a Lecce, vi giunge con quest’associazione di pensiero e in fondo è l’abito più elegante e seducente che la città salentina indossi, con gusto spagnoleggiante ma rivisitato con uno stile tutto locale, che si esprime nelle decorazioni cariche, appariscenti, talvolta spinte all’eccesso, fiorite tra il XVII e il XVIII secolo.

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Il barocco si diffuse in tutta la Provincia favorito in parte dal contesto storico – il dominio spagnolo seguito a quello di Carlo V e una forte committenza ecclesiastica che guardava alla nuova moda artistica –, ma forse il fattore più significativo è stato la qualità della pietra locale impiegata in costruzione, la pietra leccese, un calcare sedimentario, tenero e compatto dai toni caldi e dorati, duttile nella lavorazione a scalpello.

Uno dei massimi promotori di quest’arte per le sue committenze fu il vescovo Luigi Pappacoda, il quale, a partire dalla metà del Seicento diede un rilevante impulso alla costruzione di edifici sacri che arricchirono le scene dell’antica città, abbozzando una nuova immagine di quella Lecce che si sarebbe plasmata nell’arco di oltre un secolo, mascherando e convertendo le preesistenti architetture rinascimentali. La ricchezza di elementi decorativi – talvolta di ispirazione floreale e altre riproponendo alcuni frutti –  è metafora della “grazia di Dio”: tra i frutti più ricorrenti si incontrano infatti la pigna, simbolo di fertilità e di abbondanza, così come allo stesso modo la mela cotogna e la melagrana, quest’ultima anche metafora della Resurrezione, della Chiesa, e poi la vite e l’uva, attributi di Cristo, simbolo eucaristico.

L’esuberanza decorativa e la cura scenografica degli spazi e delle architetture – seppure queste ultime manchino della volumetria ridondante degli edifici barocchi – sono concepiti per destare meraviglia, per lasciare l’osservatore “ a bocca aperta” e in effetti è quello che succede quando si fa ingresso in Piazza Duomo o quando si apre alla vista la facciata della Basilica di Santa Croce. Ma mettiamo da parte i discorsi teorici e passiamo al concreto dei luoghi, come se vi stessimo conducendo in una visita guidata per conoscere il barocco leccese.


Il nostro tour potrebbe idealmente iniziare dal cuore del centro storico, laddove le vie principali tendono a convergere, – l’ho menzionata giusto sopra – la scenografica Piazza Duomo e il suo complesso monumentale, – nel suo aspetto attuale – ideato e realizzato dalla seconda metà del 1600 ai primi decenni del ‘700. Una prospettiva a cannocchiale determinata dai Propilei posti all’ingresso e la posizione del ricco prospetto laterale del Duomo giocano un ruolo importante nell’ingannare e stupire il visitatore. Ad affacciarsi sulla Piazza troviamo l’alto campanile con il suo cupolino di maioliche, sul fondoscena si allunga il corpo della Cattedrale dell’Assunta, immediatamente accanto gli eleganti portici dell’Episcopio e sul fianco il Palazzo del Seminario con la ricca loggetta centrale e le cornici delle finestre fiorite di decori incisi nella tenera pietra, e nel cui cortile troviamo un delizioso pozzo ornato da melograni scolpiti in abbondanza.


Per proseguire le possibilità sono diverse. In realtà basta passeggiare per le vie del centro, magari con il naso all’insù (ma usando cautela a dove si mettono i piedi) e pochi metri per volta possono essere un’affascinante scoperta di inaspettate meraviglie, di fantasie decorative talvolta bizzarre che si prospettano su edifici privati dalle architetture lineari di derivazione spesso quattro-cinquecentesca: una suggestiva commistione stilistica che ne fa un unicum dell’arte, dove i punti focali sono il più delle volte i portali scolpiti e i balconcini cosiddetti “a petto d’oca” con le mensole animate da figure zoomorfe e antropomorfe. Erano i palazzi dell’aristocrazia locale la quale, rimasta sedotta dalla moda barocca che esplodeva nei cantieri delle chiese, adeguavano le loro dimore al nuovo gusto artistico.

Sono però gli edifici sacri la più significativa testimonianza del barocco leccese. Si può vederlo negli altari e nei cappelloni della Chiesa teatina di Sant’Irene, colonne tortili con motivi vegetali e floreali, statue e busti litici perfino negli intradossi delle arcate delle cappelle, superfici decorate che annullano lo spazio vuoto.  È quello che succede anche nell’altare maggiore della Chiesa del Gesù e in quello di Santa Chiara. In quest’ultimo caso, in molti altari i ricami della pietra si illuminano delle dorature usate per evidenziare i dettagli dei maestri scalpellini. C’è un’altra curiosità che riguarda la Chiesa dell’ex Convento delle Clarisse: il suo  controsoffitto, sembrerebbe il legno, ma in verità si tratta di cartapesta; un dettaglio che di solito fa sbattere le ciglia degli increduli visitatori quando lo scoprono. Ebbene sì, è proprio cartapesta, una tradizione artigianale che si diffonde a Lecce in concomitanza all’affermazione del Barocco e indirizzata principalmente alla produzione di statuaria sacra. Oggi la lavorazione della cartapesta è considerata una delle eccellenze artistiche di Lecce, un’attività che si può osservare dal vivo nelle botteghe dei maestri cartapestai sparse nel centro storico ma anche grazie al Museo della Cartapesta, negli spazi della Soprintendenza nel Castello Carlo V.

Non si può poi ignorare la Chiesa di San Matteo, che non ha paragoni sul territorio salentino in quanto si distingue da qualunque altro monumento barocco, poiché presenta un prospetto che si curva in volumi concavi e convessi, una caratteristica che non si inquadra nei modelli architettonici locali ma si ispira al barocco romano della Chiesa di San Carlo alla Quattro Fontane del Borromini. Non è solo la facciata a sorprendere ma anche l’interno ad aula unica che richiama gli spazi di un teatro, con quelli che sembrerebbero dei balconcini per gli spettatori ma in realtà erano gli antichi matronei, mentre laddove sopravvivono le pitture si scorgono rossi drappeggi dipinti che incorniciano altari o l’organo in controfacciata simili a sipari: è il principio della teatralità, dell’impianto scenografico, tipico dell’arte barocca, e nella Chiesa di San Matteo a Lecce trova la sua espressione più piena.

Il monumento simbolo della città è tuttavia la Basilica minore di Santa Croce con la sua fastosa facciata, un vero e proprio trionfo di figure e forme, che si accentuano in un climax decorativo sul secondo ordine del prospetto, al di sopra di una ricca balconata, dove in alto, centrale, domina l’occhio di un rosone ornato da giri di fiori, melograni e teste d’angelo.

Anche l’interno, seppure l’impianto sia tardo cinquecentesco , troviamo altri esempi significativi di barocco, su tutti l’altare di San Francesco di Paola non solo per gli elementi architettonici arricchiti dall’esuberanza dei decori seicenteschi ma anche per i dodici pannelli in pietra scolpiti con scene dense di dettagli che raccontano episodi della vita del santo calabrese. Uno sguardo anche all’altare di Sant’Oronzo, patrono della città per volontà di Monsignor Pappacoda dal 1656 per un  miracolo di protezione dalla pesta, viene ricordato nella Chiesa di Santa Croce per la tela che custodisce a memoria di un altro prodigio, l’intervento d’intercessione per il terremoto del 1743 in Terra d’Otranto, dal quale Lecce fu però risparmiata, a differenza di altre località dell’area. Ai danni del sisma seguirono opere di ricostruzione degli edifici danneggiati se non caduti in rovina, e ciò comportò una maggiore fioritura di fabbriche barocche sul territorio. Non a Lecce, qui la meraviglia barocca aveva preso vita già da più di un secolo.

Il circuito delle quattro chiese barocche più rappresentative a Lecce è ad oggi fruibile per i visitatori grazie al progetto Lecce Ecclesiae. Un servizio incentrato sulla valorizzazione e tutela dei Beni Ecclesiastici più rappresentativi della città di Lecce. Vi invitiamo a consultare il sito internet www.chieselecce.it per maggiori informazioni.

Il catalogo di The Monuments People propone, insieme ad altri suggerimenti, un dettagliato itinerario alla scoperta della Lecce barocca accompagnati da guide professioniste.

 

Testo di Sara Foti Sciavaliere

Fotografie di Moreno Magno e Paolo Laku

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