S.Maria del Romitorio: sui tetti dell’Episcopio di Brindisi un antico ritiro di preghiera per i vescovi

Il  Romitorio dei Vescovi di Brindisi è uno dei monumenti meno conosciuti della città adriatica, un luogo appartato in cui i vescovi potevano ritirarsi a pregare e meditare. È un luogo ignorato da molti, un po’ per il suo uso riservato e un po’ per la sua posizione, simile a un eremo in cima al palazzo vescovile, stagliato verso il cielo.

Il passaggio per raggiungerlo è tra i tetti dell’Episcopio ed ha, tra l’altro, il merito di svelarci il bellissimo panorama di una Piazza Duomo vista dall’alto, in una sorta di faccia a faccia con il prospetto superiore della Cattedrale, da un lato, e le statue allegoriche della balconata del Seminario, dall’altra.

Sul Romitorio dei Vescovi quasi non vi sono notizie storiche, si sa per certo che fu voluto dall’arcivescovo Barnaba de Castro nel ‘700. Si tratta di un edificio probabilmente derivato dalla modifica di una torre medievale preesistente; di fatto, la struttura ha un’impostazione medievale riconoscibile dalle monofore rivolte su via Guerrieri e dalla bella bifora trecentesca che si affaccia sul cortile dell’Episcopio.

Assai scarsi sono anche le informazioni che riguardano i suoi interni, una sommaria descrizione dell’aula viene fornite dalle restauratrici che hanno operato in passato per valutare gli interventi di recupero e mantenimento, soprattutto degli affreschi.

Numerose sono state nei secoli le modifiche subite dal complesso del Romitorio. Una volta all’interno, evidenti sono, innanzitutto, l‘abbassamento del solaio e del pavimento ed il tamponamento di una antica foratura riconducibile probabilmente alla porta originale della torre. Su tutte le superfici murarie, soprattutto la controfacciata col Giudizio Universale, sono state rinvenute delle firme graffite sull’intonaco e (faccenda assai curiosa!) le facce dei diavoli sono state asportate, rimosse quasi chirurgicamente, con l’uso di scalpelli. Non ci sono tracce di un altare, ma non è detto che ci fosse, non essendo il luogo deputato specificamente per celebrare Messa, ma riservato alla contemplazione e alla preghiera.

Le pareti interne del Romitorio sono interessate da un ciclo di affreschi che impegnava l’intera superficie di circa 105 mq, oggi conservati solo in parte. Si tratta di decorazioni di fine ‘600, di autore ignoto, molto semplici nella loro stesura quasi fossero state dipinte da mani poco esperte. Le scene rappresentate sono riconducibili a copie di immagini classiche dell’iconografia di santi, madonne e di Cristo; i modelli probabilmente sono rintracciabili in pitture presenti nelle tante chiese della stessa città.


Le scene descritte sono inserite in un contesto architettonico decorato con una balaustra e colonne a finto marmo che incornicia le scene in una sequenza di riquadri, nelle tonalità dominanti del rosso ocra e del rosa intenso, in molte aree assai rovinati e poco leggibili.

La parete meridionale, corrispondente a quella della porticina d’ingresso all’ambiente, rappresenta il Giudizio Universale, al centro, dove appunto troviamo anche i diavoli privati dai volti. Su un lato, poi scorgiamo con una veduta di città e tracce di un San Michele Arcangelo.

Spostandoci a destra, sulla parete orientale che idealmente si affaccia su via Guerrieri, sull’estremo lato sinistro si possono scorgere – tra gli spazi delle colonne della balaustra dipinta – diversi mestieri, curiosamente riproposti come nell’iconografia medievale. Nella fascia superiore sono rappresentate scene della Passione e altre scene ormai poco leggibili. Sulla parete settentrionale, opposta all’ingresso, si svolgono le scene della vita di Maria, a cui è intitolato il luogo. Esse non seguono un sequenza logica né cronologica: la Nascita, l’Annunciazione, lo Sposalizio della Vergine, la presentazione al Tempio, l’incoronazione della Vergine, la Madonna con Bambino, l’Immacolata, Maria al tempio, la Visitazione, la Natività, la Vergine con il Cristo, la Madonna del Rosario.

Nella seppur semplice e quasi ingenua caratterizzazione stilistica, l’affresco dell’Immacolata si arricchisce di valenza narrativa dettata dai simboli rappresentati ai lati della figura della Vergine: lo specchio, la fontana, il pozzo, la palma, i fiori, la scala, la porta.  La maggior parte di questi elementi possono riferirsi alle Litanie Laureliane. Una rappresentazione simile la troviamo nella tela dell’altare dell’Immacolata della Chiesa di San Paolo Eremita a Brindisi.

Nella fascia superiore del ciclo mariano, in cima ai due registi pittorici, possiamo individuare in piccoli riquadri alcune virtù cardinali: Fede, Carità e Temperanza. La prima si può riconoscere perché l’allegoria femminile incoronata ha in una mano la croce e con l’altra dovrebbe reggere un calice o una patena: questi oggetti rappresentano l’Eucarestia e la redenzione attraverso Cristo. La seconda un’allegoria femminile allatta due bambini e in una mano regge una fiaccola. Infine la Temperanza stringe in una mano la brocca e nell’altra una clessidra: la brocca è il più classico attributo di questa virtù e rappresenta la mescita dell’acqua calda con quella fredda per stemperarla, invece la clessidra, simboleggia la misurazione del tempo, per evidenziare una gestione del tempo equilibrato e consapevole.

Tra le virtù, un riquadro mostra un’insolita simbologia, una croce avvolta tra le spire di un serpente.
Il serpente sulla croce è un antico simbolo cristiano che affonda le sue radici nel biblico Mosè (il serpente di rame sul bastone di Mosè che salva il popolo d’Israele); nella simbologia cristiana: il peccato (il serpente) con i suoi morsi non ci permette di giungere il Paradiso, ma ecco che Gesù, innalzato sulla croce, morendo per noi, sconfigge la morte, e con la sua risurrezione ci apre le porte del Paradiso.
Su un lato della parete ovest, una scala “immaginaria” è resa dalla sinopia di una balaustra, reduce degli affreschi scoparsi da quel fronte occidentale.

S.Maria del Romitario è quel luogo che non ti aspetti e che non immagini possa esistere, che meriterebbe un’attenta cura per valorizzarlo e preservarlo, come è in programma grazie a un progetto di interventi che sarà finanziato dall’8xMille, allo stesso modo di lavori dello stesso tipo già realizzati o in corso d’opera in alcune Chiese o per alcune opere religiose della diocesi di Brindisi-Ostuni, raccontati attraverso il progetto “L’arte riprende forma” promosso dall’Ufficio dei Beni Ecclesiastici della Diocesi brindisina insieme alla Biblioteca diocesana “A.De Leo” e Museo diocesano “G.Tarantini” in collaborazione con le guide turistiche di The Monuments People.

testo e foto di Sara Foti Sciavaliere

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