Torre di Belloluogo e la contessa di Lecce
Torre di Belloluogo e la contessa di Lecce
Non molto distante dal centro storico di Lecce, poche centinaia di metri al di fuori delle antiche mura urbiche, nel mezzo di uno dei parchi cittadini – un tempo giardino delle delizie di Maria d’Enghien – si erge la torre angioina di Belloluogo, che ha visto dimorare nella prima metà del Quattrocento la contessa di Lecce di ritorno dal suo soggiorno alla corte napoletana come regina per via delle sue seconde nozze con il re Ladislao Durazzo. È questa una delle rare testimonianze sopravvissute del Medioevo salentino.
Superiamo i luoghi comuni, Lecce non è solo Barocco per quanto se possa dire o leggere. Senza dubbio è il contributo storico-artistico che ha inciso in maniera più significativa o quantomeno che ha lasciato maggiori tracce di sé sull’edilizia sia civile che religiosa del capoluogo salentino e del territorio circostante, alterando quanto aveva preceduto quel periodo, ma ciò non significa che non ci sia altro prima nella storia artistica della città che non valga la pena di essere messo in evidenza e conosciuto.
Torre di Belloluogo è ancora lì, severa, con il suo corpo circolare, stretta nell’abbraccio liquido di un fossato nel quale continua a infiltrarsi l’acqua, un po’ stagnante, di una delle falde acquifere del nostro sottosuolo carsico. E se le pietre potessero parlare saprebbero di certo raccontare di cavalieri e dame alla corte di Maria.
Lei di nobile stirpe, giovanissima contessa di Lecce, poi sposa del Principe di Taranto, Raimondello Del Balzo Orsini dal quale ebbe quattro figli e, rimasta vedova per un colpo infame del destino, sposerà il re di Napoli; il soggiorno alla corte partenopea non sarà un felice intermezzo nella sua esistenza, e si racconta perfino della sua prigionia per volontà della cognata prima di poter far ritorno nella propria natia Terra d’Otranto. La sua figura è stata, ai suoi tempi, determinante nel governo di Lecce e dei feudi annessi, sia come amministratrice che come mecenate, e qui a Belloluogo trascorse l’ultima parte della sua vita.
Varcato il ponte d’accesso, probabilmente in origine levatoio, si accede ai locali interni della torre, distribuiti su due livelli. Si tratta di spazi per lo più spartani, ma ancora oggi degna di nota è la piccola cappella privata voluta dalla stessa Maria d’Enghien per ritirarsi in preghiera. Pochi metri quadri che conservano ancora degli interessanti affreschi, testimonianza dell’amore per l’arte della contessa e la sua devozione per Maria Maddalena, culto particolarmente diffuso sotto la corona angioina. Gli affreschi, risalenti alla fine del ‘300, di fatto ripercorrono la vita della Santa “Apostola degli Apostoli” che qui è possibile ammirare ai piedi della Croce nell’absidiola, mentre nella lunetta a sud – inserite in riquadri ornati da racemi e da cosmatesche – le scene della Cena in casa del fariseo e la Resurrezioni di Lazzaro (in alto) e poi quella di Cristo e il Noli me tangere (in basso). Inoltre, nei pressi della torre si trova un ipogeo che in molti identificano come il ninfeo di Maria.
Questo tuttavia è solo un racconto parziale su “Torre di Belloluogo e la contessa di Lecce”, un assaggio di quella storia ignorata o sconosciuta di una Lecce medievale non meno importante di quanto è oggi sotto i nostri occhi. Quali sono le altre testimonianze presenti in città? Quale altre storie ci arrivano da quei secoli lontani ma che hanno lasciato tracce di loro, anche se più nascoste? Scopritelo insieme alle guide abilitate di TMP che vi accompagneranno alla scoperta di Lecce, anche con percorsi tematici. Consultate le proposte degli itinerari: avrete solo l’imbarazzo della scelta!
Sara Foti Sciavaliere
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